Marco Andreoni

TeatroCanzone e dintorni

Il TeatroCanzone è stato un amore a "seconda vista" nel senso che conoscevo il Gaber di Torpedo blu, Cerutti Gino, Barbera e Champagne ma dopo aver visto uno dei primi spettacoli del suo Teatrocanzone e aver ascoltato "La nave" bhe... qualcosa in me a preso consapevolezza e allora mi sono messo  ad ascoltare con attenzione il nuovo Gaber, il suo modo di raccontare la realtà Il suo acume, la sua visione dei fatti e degli avvenimenti ed è stato proprio vedere  il suo coraggio nel mettersi in primo piano nel raccontare le contraddizioni dell'uomo e della società che mi ha affascinato ed  ho deciso di riproporre il suo pensiero sopratutto nel luogo che lui più amava... il teatro.



"La sua generazione ha perso"

Probabilmente la sua generazione avrà perso (qualcuna ha davvero vinto?), ma lui ha continuato a indagare sul perché, tentando di spiegare cosa non andava nella nostra società e assumendosi anche delle responsabilità che solo i grandi artisti possono reggere.

"Il secolo che sta morendo
Appare a chi non guarda bene
Il secolo del gran trionfo dell'azione
Nel senso di una situazione molto urgente
Dove non succede proprio niente
Dove si rimanda ogni problema..." 
Cambiare il mondo in cui viviamo, mutare l'uomo che lo abita, descrivendolo, e a volte attaccandolo, nella sua sfaccettata identità comportamentale." (Dalla prefazione di Mauro Gaffuri)

E io?

Consapevole che il Sig. G artisticamente è unico ed inimitabile, cerco, mosso dalla passione e dalla condivisione di una convinzione Gaberiana (per cambiare veramente le cose c'è  bisogno di una nuova coscienza) ripropongo il suo Teatrocanzone con la speranza che il suo pensiero possa diventare un pensiero di molti.  Utopia? Forse ma cito "... la spinta utopistica, non è mai accorata o piangente. La spinta utopistica non ha memoria, e non si cura di dolorose attese. La spinta utopistica è subito. Qui e ora" ... anche se forse faccio parte anch'io di una razza ...in estinzione.